Eruannon

Eruannon

sabato 17 dicembre 2011

Una sera di Febbraio

Febbraio è il mese dedicato al Carnevale.
Gli abitanti del Regno di Petunia, elfi, fate e folletti sono in piena attività e cercano di organizzare una grande festa per la sera del martedì grasso.
La Grande Quercia, addobbata dalle fate con centinaia di stelle filanti multicolore, mostrava l’intero tronco coperto da una meravigliosa maschera. Nel frattempo i folletti preparavano flauti di zucchero filato e violini di cartapesta.





 
Le fate insieme ad Eruannon si prepararono alla festa indossando i loro abiti più belli.
Dinanzi ad una tavola imbandita con dolci e bevande di ogni genere, iniziò la serata.
Ophelia prese la parola e cominciò a raccontare una storia sulla nascita del Carnevale nel mondo degli umani.



Un giorno- disse Ophelia - Francesco, un bambino di sette anni, si fece una domanda:- Perchè si festeggia il Carnevale ?-
Non trovando risposta, lo domandò al nonno. Giorgio, così si chiamava, si ricordò di una storia che gli avevano raccontato da piccolo. Inizia così...

Tanto tempo fa in una città lontana, viveva un bambino molto povero di nome Gabriele, che amava veder recitare i burattini, ma non aveva i soldi per lo spettacolo.




Un giorno, passeggiando, vide un burattino buttato sul ciglio della strada; era malconcio, ma lo prese lo stesso con sé.
Cercò di sistemarlo per bene e con un pezzo di stoffa, trovato per strada, riuscì a fargli un piccolo vestitino. Era un pò stropicciato ma molto carino.
 
Durante il pomeriggio cercò di farlo camminare; era molto complicato per un bimbo così poco esperto, e ci rimase veramente male, quando il piccolo burattino cadde a terra.
Pensò che con un pò di pratica, avrebbe imparato a fargli fare qualche passo. Dopo un pò di giorni finalmente riuscì a farlo camminare come un vero burattinaio e dopo qualche settimana riuscì a fargli muovere anche le braccia.
Non passò molto che Gabriele si accorse che molti
bambini erano attratti dalla sua bravura.
Così vedendo che molti passanti si fermavano, a causa del burattino, decise allora di allestire un piccolo palco, per dar vita ad uno spettacolo molto divertente. Di solito terminato lo show, adulti e bambini lasciavano qualche spicciolo.
Un giorno, mentre Gabriele si trovava sul palco, venne una ragazzina che all'apparenza sembrava appartenere ad una famiglia molto nobile. La fanciulla si chiamava Delia ed aveva  una sorellina di nome Margherita che si era divertita molto a vedere il burattino di Gabriele.




Anche la madre delle due ragazzine aveva visto quello spettacolo e si era entusiasmata molto. Così la dolce signora pensò di invitare Gabriele nella sua villa di campagna.
Il ragazzo accettò volentieri.
Arrivati a destinazione il piccolo burattinaio preparò lo spettacolo.
Le due ragazzine pensarono di ricambiare la sua cortesia; presero dei fogli di carta ed iniziarono a spezzettarli.
Delia strappò piccoli pezzi di carta colorata e li volle chiamare coriandoli, invece la piccola Margherita fece delle lunghe strisce  di carta gialla, rossa, blu e verde e le arrotolò.
Margherita soffiò per caso dentro il buco che si era formato, e come per incanto uscirono delle strisce di carta arricciata che sembravano stelle cadenti; così pensò di chiamarle stelle filanti.
Gabriele molto emozionato, decise di ricambiare, invitando le due ragazzine a prendere parte allo spettacolo.
Dopo qualche giorno Delia e Margherita riuscirono a far camminare i burattini. Così iniziarono i preparativi per la festa di compleanno di Carnelina, la loro madre, che cadeva proprio
l'ultima settimana  prima della Quaresima. Per circa un'ora, prima che iniziasse la festa, i ragazzini si esercitarono.
Arrivato il gran momento Gabriele presentò lo spettacolo in onore della festeggiata. Ad un certo punto Carnelina non vedendo le sue due figlie iniziò a preoccuparsi, ma quando iniziò lo spettacolo, il mistero fu svelato, sul palco c'erano tre burattini che danzavano e cantavano a squarciagola.



Al termine dello spettacolo i tre bambini uscirono sul palco per ringraziare il pubblico che applaudiva e rideva a più non posso.
Gabriele, però, si accorse che tutti gi ospiti avevano portato molti regali per Carnelina e così volle fare un regalo ancora più bello e inaspettato alla gentile signora.
Con gran voce annunciò:- Questo giorno da oggi in poi sarà molto speciale, Carnelina, perché si celebrerà una festa che tutti chiameranno "Carnevale", in tuo onore.-
-La storia finisce qui, - disse il nonno di Francesco- Ora, caro nipotino, sai l'origine della nostra festa chiamata " Carnevale".-

 


Terminato il racconto di Ophelia, Naida prese la parola.



-Adesso vi racconterò una storia che in qualche modo riguarda il nostro regno e che ci spiega meglio alcune usanze proprie del Carnevale, come mangiare le chiacchere o giocare con stelle filanti o coriandoli.-
Ascoltate...



Tanto tempo fa, in un paese di boscaioli, viveva una bambina di nome Stella Coriandolina che non sorrideva mai e camminava sempre a testa bassa , perciò non aveva mai guardato il cielo.

I suoi genitori, padroni dell'osteria del paese, erano molto preoccupati per il suo futuro.
Un rimedio c'era: la madre era una maga, ma da sola non poteva far molto; pensò dunque di chiedere aiuto ai suoi amici elfi.



Così un giorno decise di andare a trovarli nel bosco in cui vivevano.
Raggiunto il bosco, la maga raccontò la storia di sua figlia Stella Coriandolina, e un elfo di nome Elfetto  Fatato le disse di recarsi alla Grande Quercia dove si trovava  Capo Elf, molto conosciuto per la sua saggezza.

Attraversò il sentiero maledetto, popolato da belve feroci, e dopo circa mezz'ora arrivò finalmente alla Grande Quercia.
Qui  Capo Elf accolse con felicità la maga, che gli raccontò l'accaduto. Capo Elfo, dopo aver riflettuto, prese dal terzo ramo della Grande Quercia un sacchetto con dentro magici biscotti, che una volta mangiati procuravano il sorriso, e una polverina in grado di renderli irresistibili e li consegnò alla madre.
 La maga lo ringraziò e partì per il suo paese.




Tornata al villaggio, si diresse all'osteria.
Senza perdere tempo mise la polverina sui biscotti magici, chiamò la figlia, che incuriosita come non mai, li assaggiò e di colpo sorrise.
Per la prima volta nella sua vita, alzò lo sguardo al cielo e a quel punto  caddero stelle che lasciavano ognuna, dietro di sé, una scia.


Di questo fatto si parlò molto al paese e per questo quei biscotti furono chiamati "Chiacchiere".

Da quel giorno, ogni anno, nel mese di Febbraio, nel paese dei boscaioli viene celebrata la festa del "Carnevale", nella quale si consuma grande quantità di carne accompagnata da piccoli dolci fritti, le chiacchiere; inoltre si gioca con le stelle filanti e si lanciano migliaia di coriandoli...

Adesso vi starete chiedendo perché a Carnevale c'è l'usanza dei coriandoli..., ebbene perché quando morì Stella Coriandolina avvenne un fenomeno stranissimo: la ragazza si trasformò in tanti pezzettini di carta colorata.









La serata stava volgendo al termine.
Ellet però, nonostante fosse tardi, volle raccontare una storia sul Carnevale ma con un nuovo protagonista: Belzebù ovvero il diavolo.





Ascoltate…





Elavenrac è piccolo paese medievale che sorge vicino le sponde del fiume delle Fate a ridosso dei tristi monti del regno di Belzebù.
Ad Elavenrac nel mese di febbraio ricorre la festa del paese che prende il nome dal suo fondatore, Carnevale.
Carnevale era il sindaco del paese e in tempi molto lontani aveva sconfitto in battaglia Belzebù, perché quest’ultimo voleva conquistare la valle per estendere il suo dominio sulla terra.








Così alla morte di Carnevale, gli abitanti di Elavenrac pensarono di istituire una festa in suo onore.
In questa occasione infatti si festeggia la vittoria su Belzebù e gli abitanti colgono l’occasione per vestirsi con splendide maschere da loro stessi confezionate.
Tra di loro ci sono: Arlecchino, sciocco e credulone,  Colombina, vivace e graziosa, Pulcinella, servitore chiaccherone, tonto o astuto a secondo delle occasioni, Pantalone, vecchio mercante, Brighella, servo astuto e senza scrupoli, Meneghino, rozzo e di buon senso, capace di deridere i ricchi e Balanzone, dottore superbo e presuntuoso, capace di sproloqui e lunghe prediche.




 








Ma passati svariati anni dalla morte di Carnevale, Belzebù si volle vendicare infatti una volta e precisamente la sera del lunedì grasso rubò i vestiti che gli abitanti di Elavenrac indossavano per la festa del paese.
Alle prime luci dell’alba il diavolo ritornò nel suo triste regno.
Appena gli abitanti si svegliarono, si accorsero del furto e spaventati chiamarono la fata Lys.











 La fata, messa al corrente del fatto, convocò le sue ancelle e le inviò con il suo cavallo alato nel castello di Belzebù.
Arrivate a destinazione, approfittarono del riposo pomeridiano di Belzebù ed entrarono nel suo castello per rubare i vestiti. Ma una delle tre ancelle, Nova pensò di sostituire i vestiti rubati con altri simili.
 Poco dopo le ancelle della fata Lys ritornarono al paese e riconsegnarono i vestiti agli abitanti, che entusiasti si prepararono alla festa del martedì grasso.
Belzebù, appena sveglio, si recò nei sotterranei del suo castello, dove aveva nascosto la refurtiva, ma non si accorse di nulla.
 Nel frattempo nella piazza di Elavenrac, Arlecchino e Colombina diedero inizio alle danze mentre Brighella e Balanzone lanciavano in aria montagne di coriandoli e stelle filanti.
Verso mezzanotte Belzebù si affacciò dalla finestra del suo palazzo e si accorse che giù a valle nel paese di Elavenrac c’era in corso una festa.
-Com’era possibile tutto ciò? – Penso tra sé e sé.
Di corsa scese nelle segrete del castello e rovistò tra gli stracci per terra.
All’improvviso  li venne un colpo, i vestiti non c’erano più.
Ma ormai era troppo tardi per fermare la festa infatti i raggi del nuovo sole riflettevano sui vetri della finestra del suo castello.
Ancora una volta il Carnevale era salvo …



La festa del Carnevale si concluse a notte fonda.
Tutti erano molto stanchi ma felici di aver passato una serata fantastica.




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